4/2009 I 10 anni di Trama di Terre

Editoriale

Ci sono state molte tappe importanti prima di approdare al lavoro che restituiamo attraverso la pubblicazione degli atti del convegno con il quale abbiamo festeggiato il decennale dell’associazione – centro interculturale delle donne di Trama di Terre.

La prima di queste tappe è stata il Forum nazionale di Torino del 22-23-24 marzo 1996 dove il termine Migranti e native trovava spazio in un grande movimento di donne.

Per me quasi tutto è partito da lì, dal locale al globale come forse non va più di moda dire, ma riportare esperienze teoriche e pratiche in una Imola assonnata e provinciale non è stato facile. Dodici anni fa c’era un’idea in divenire, qualcosa ancora da liberare e costruire in un mondo al femminile (il mio e di poche altre all’inizio) che sentiva il bisogno urgente di aggiungere all’agire politico una parte inesplorata – il rapporto fra le donne native e quelle che venivano da altri Paesi- e che, sino ad allora, solo un certo internazionalismo femminista teorico aveva provato a mettere in luce. Avevo conosciuto alcune donne straniere nel corso di italiano della Cgil di Imola e da subito avevo capito che alla complessità e diversità di richieste che queste donne ponevano dovevano esserci necessariamente risposte concrete e politiche. Agire una politica femminista nel territorio, dare visibilità attraverso lo scambio dei saperi, culture, a donne straniere che altrimenti non avrebbero potuto averla. Superare stereotipi, produrre reddito, avere la possibilità di scegliere e costruire qui la vita che desideravano.

Un progetto ambizioso.

C’era da studiare, conoscersi, essere curiose non solo le une delle altre ma di modelli di vita differenti, per trovarne magari uno dove ci si riconoscesse tutte.
E siamo partite.
Sono stati anni intensi, faticosi, pieni di storie, vicinanze e lontananze, passioni, dolori, di presa in carico, di cura, di sorellanza. Ma anche di risate e stupore per ciò che mano nella mano avevamo la forza di fare.
Seconda tappa importante: Genova 26-27 maggio 2006 La Libertà delle donne è civiltà, il convegno internazionale organizzato dalla rivista Marea dove insieme a uomini e donne impegnati contro i fondamentalismi religiosi abbiamo riflettuto per l’autodeterminazione delle donne e per la cittadinanza.
Eravamo pronte a parlarne, per uscire da una logica che ci imprigionava in un antirazzismo neutro che aveva paura di guardarsi dentro e dare nome a un problema irrisolto: l’incorporazione nella battaglia sui diritti umani dei diritti delle donne anche qui nel nostro Paese.
Nel gruppo di lavoro che coordinavo nell’incontro di Genova, che vedeva confrontarsi associazioni di donne che lavorano con donne straniere, tra cui il Centro interculturale Alma Mater di Torino, ha partecipato Marieme Helie Lucas del Women Living under Muslim laws.
Mi ricordo che ci osservava con la fatica della traduzione in simultanea e che a un certo punto ha sbottato: ma voi parlate solo di servizi! In due parole ha riassunto l’altra grande assenza: la presa di parola politica delle donne su questi temi.
Mi sono chiesta in questi anni cosa blocca questa presa di parola collettiva. Non ci sentiamo pronte? Pensiamo che non ci competa? Abbiamo paura di essere giudicate come nuove colonialiste? Credo che in qualsiasi modo da questa empasse se ne debba uscire.
Dal canto nostro vogliamo continuare ad accogliere, ascoltare, alfabetizzare donne straniere ma lo vogliamo fare ragionando con loro su un futuro comune. Assumendoci la responsabilità di nominare l’intreccio tra patriarcato e fondamentalismi religiosi, tra razzismo e sessismo.
Lo vogliamo fare con le nostre compagne del Wluml, con le Southall black sisters, con le parigine di RAFIR e con le associazioni delle donne marocchine in Marocco ed in Italia.
Lo dobbiamo a Hina, a Sanaa, a Marinella, a tutte le donne che subiscono abusi, violenze, soprusi, a chi continua a lottare per la propri libertà.

Tiziana Dal Prà

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